Proposta di consulenza psicologica in rete
Propongo interventi di consulenza psicologica in rete.
Evidentemente penso a consulenze che non passano attraverso il blog ma attraverso la posta elettronica:
info@disfinzione.com
con conseguente rispetto del segreto professionale.
Avrei voluto fornirvi un esempio di consulenza in rete – cioè via e-mail – data ad una mia studentessa anni fa. Giampaolo Lai, direttore della rivista “Tecniche conversazionali”, ricevuto il materiale, lo riorganizzò e lo pubblicò intitolandolo “Transfert elettronico”. Ma, in mancanza del placet della persona interessata, non posso. Peccato!, perché la presente proposta nasce proprio da quell’esperienza. Da cui imparai che la relazione interpersonale, anche la più complessa e profonda, può avvenire in rete. Non ci avrei mai creduto se non ne avessi fatto l’esperienza. Esperienza ch’è nata per caso, si è sviluppata secondo fasi e con sviluppi imprevedibili. Tra l’altro, ho intrattenuto questo rapporto elettronico senza conoscere la mia interlocutrice. Lei mi conosceva, mi incontrava a lezione. Io, invece, sapevo ch’era uno dei miei studenti, ma non sapevo quale.
Do, invece, un esempio di consulenza (cinque “puntate”) ad un’uditrice di voci (e alla sua famiglia). Sono stato contattato da un congiunto che era inciampato in rete nella mia competenza nel settore (VEDI “Resoconto diegetico…”). In questo caso la consulenza è avvenuta in un setting di vis-à-vis, nel mio studio (gratuitamente).
Ça va sans dire che, qualora ci fossero troppe richieste di “intervento”, sarà spiegata la ragione per la quale è impossibile un intervento continuativo ma sarà, comunque e sempre, fornita un’adeguata consulenza.
Qui sotto la “cornice teorica” fornita recentemente ad una USL a cui con un collega ho proposto un intervento di urgenza sugli uditori di voci.
Chi è interessato, può trovare notizie sul mio modo di concepire la crisi psicotica in Addenda (2 + 2 = 5), in www.disfinzione.com.
A proposito di uditori di voci, segnalo La verifica di una psicoterapia di uditori di voci (Cesario/Miccinesi/Pini), FrancoAngeli, 2002 (il volume è rintracciabile presso FrancoAngeli anche in forma elettronica, come e-book).
Cornice Teorica
Se consideriamo l’etimologia, “de-lirare” significa uscire dal solco (dalla “lira”); l’uscita dal solco coincide con l'”attacco” psicotico; il de-lirare (l’attacco psicotico) produce cioè una fuoriuscita dal solco categoriale.
Non a caso, nella prassi, per caratterizzare la vittima dell'”attacco”, si dice che è disorientata nel tempo e nello spazio.
Quello che usualmente si definisce “delirio” consiste in una sorta di ri-categorizzazione dell’esperienza fatta in occasione dell’'”attacco”; per questo il delirio psicotico ha molte somiglianze con il “nucleo” nevrotico; ciò che, forse, omogeneizza delirio psicotico e nucleo nevrotico è la loro inattaccabilità (non elaborabilità).
Infatti, conclusosi l'”attacco” e instauratosi il delirio, il malato risulta ormai organizzato; non è più “a pezzi” (fase paratattica); eventualmente è “tutto d’ un pezzo” (fase ipotattica).
In altri termini, diversamente dagli altri “disturbi”, quello psicotico reca con sé una cronicizzazione immediata. Nello psicotico “cronico” il delirio è imperniato su di un “kronos”, su di un tempo, anche se diversamente organizzato rispetto al nostro.
Appare evidente che un intervento sullo psicotico è tanto più efficace quanto più avviene nei pressi dell'”attacco”. Perché, proprio nel momento di massimo spaesamento, è maggiormente possibile l’orientamento; è proprio quando le categorie dello spazio e del tempo si sono dissolte che un’indicazione spazio-temporale alternativa può essere offerta dal curante ed essere accolta dal malato.
L’intervento “riorientante” ha maggiore efficacia agli “esordi” della psicosi; nei pressi dell'”attacco”, nel momento del ricovero ospedaliero.
Il “kronos” indica il tempo della durata, il “kairòs” quello dell’occasione, quello propizio. Propizio è il momento della perdita delle coordinate.
In alternativa è possibile un intervento al verificarsi di un nuovo “attacco”: un nuovo “attacco”, o una forte “destabilizzazione” del delirio diventato “sistematico” (nevrotico), può avvenire nel corso di un lavoro di gruppo in cui le “voci” degli uni mettono in questione quelle degli altri.
(Paradossalmente, la cura del nevrotico ha effetto quando subentra una “crisi”. Molto spesso questa avviene dopo anni di cura; e sotto la forma di una “crisi transferale”; di una crisi interna alla relazione psicoterapeutica. Il nervrotico, cioè, “nel suo piccolo”, accede ad un attacco psicotico-crisi che consente il mutamento).
Chi è interessato, può trovare notizie sul mio modo di concepire la crisi psicotica in “Una svolta”, può trovare più in dettaglio il come e il perché io abbia “archiviato” molto del sentito e dello scritto fino a due anni fa. Da qui l’esistenza nel sito degli “archivi”.