E i minerali, i metalli, i gas, le pietre? Sono anch’essi intelligenti?
Una domanda.
Che ho fatto, via mail, proprio a Mancuso il quale mi ha consigliato di scaricare da internet un saggio di Jagadis Chunder Bose (Professor, Presidency College, Calcutta), Response in the living and non-living (www.gutenberg.org). L’ho scaricato e lo sto leggendo.
Vi dirò.
Risale al 1902! Dobbiamo rifarci ai giganti – come Darwin – dalle spalle dei quali, con tutta la nostra nanità, ci protendiamo.
A proposito. Mi è venuto in mente il verso dantesco: “Nati non foste a viver come bruti”, e mi son detto: altri tempi! Rileggete Genesi 2, 20: “Adamo pose nome ad ogni animal domestico, ed agli uccelli del cielo, e ad ogni fiera della campagna; ma non si trovava per Adamo aiuto convenevole”.
Niente piante?
Leggete, 2, 8-9: “E il Signore Iddio piantò un giardino in Eden dall’Oriente, e pose quivi l’uomo ch’egli aveva formato. Ed il Signore Iddio fece germogliare dalla terra ogni sorta d’alberi piacevoli a riguardare e buoni a mangiare; e l’albero della vita, e l’albero della conoscenza del bene e del male”.
Quel che colpisce, dal nostro punto di vista, è la comparsa dell’intelligenza delle piante che, come dire, avviene di scorcio, con l’attribuzione ad una pianta specifica della capacità di dare la conoscenza del bene e del male, 3, 6: “La donna adunque, veggendo che il frutto dell’albero era buono a mangiare, e ch’era dilettevole a vedere, e che l’albero era desiderabile per avere intelletto […]”.
Alla bontà e alla bellezza si è aggiunto l’intelletto.