Autore: Salvatore Cesario
La restituzione dei motivi narrativi = restituzione delle abduzioni. Il caso di Valiano.
Valiano è un giovane valente studioso in concorso (purtroppo: non ancora in carriera). Viene da Salvatore con un problema di impotenza. Dopo alcuni mesi gli dice che gli porterà una lunga lettera alla quale sta lavorando. Un giorno, fuori seduta, gliela porta. Una mia collega a cui parlerò della cosa, la definirà una sorta di lettera al padre di kafkiana memoria; con la differenza che, in questo caso, Salvatore è il padre buono, quello che saprà rispondere.
Il testo, scritto al computer, fitto fitto, più di venti pagine, è una lunga e straziante confessione che assurge spesso allo spessore di un vero e proprio pezzo di letteratura. Valiano, da quindici anni beve.
Problema: non sarà la sua impotenza legata al suo etilismo?
Salvatore legge con passione e, insieme, con diligenza il testo e presenta a Valiano l’esito della sua ricognizione. Qui, per aiutare il lettore a capire le sequenze dell’incontro che stiamo per presentare, ci basta dire solo che, nel testo, due problemi si stagliano chiaramente: quello delle origini umili e quello dell’etilismo; e che essi appaiono collegati (il padre, contadino, era anche un etilista) e sembrano rinviare ad una sorta di lotta edipica coll’istanza paterna.
Alcuni indizi: nel testo l’etilismo viene spesso (8 vv.) definito come “bestia” (o “animale”); ma bestia viene definito anche il padre (5 vv.)
Sembra logica la deduzione: padre = bestia = padre etc. L’etilismo è ciò che, da un certo momento in poi, ha equiparato Valiano e il padre (ad es., un bel giorno, il padre, senza proferir parola, ha portato a casa due fiaschi invece di uno). Quindi: bestia = padre e figlio = bestia etc. Si potrebbe dire: Valiano si sente infame — è la parola giusta: il padre è descritto come un vero e proprio Pacciani — nella misura in cui si sente uguale al padre.
Saltiamo ad altri indizi.
Il corpo, nel testo, è rappresentato dal padre (vedi il “suo culto per ciò che è basso e corporeo”, e il “suo piacere anormale nel parlare di tutto ciò che ricorda…