Autore: Salvatore Cesario
Seguono tre pezzi:
il primo sui rapporti tra tecnica ed etica;
il secondo sui predicati finzionali.
Questi due interventi sono contenuti in L’unica evidenza è che non c’è nessuna evidenza (Cesario, Milano, Guerini, 2003), nella Seconda Serie, a partire dalla pagina 231.
Il terzo sempre sui finzionali. Questo “pezzo” non è incluso nel testo pubblicato ma ne costituisce un’importante integrazione
PRIMA PARTE
Distinguiamo tra due parti! E spieghiamo perché.
Dunque, nella PRIMA PARTE che intitoliamo “La tecnica e l’etica”, presentiamo un resoconto – e le sue complicazioni – che tenta di rispondere alla domanda cruciale: quali sono le implicazioni etiche della direttività? Cioè, fino a che punto è consentito essere direttivi?
Il testo che presentiamo è un testo “duro”; in cui l’incalzare = Dringen, dello psicoterapeuta è clamoroso!
Una sorta di peccato mortale (per i non direttivi!).
Nella SECONDA PARTE il discorso non cambia, ma diventa un po’ più articolato.
Lo scopo è mostrare un altro atto “sconveniente”: lo psicoterapeuta convoca nel suo studio il suo paziente!
Evidentemente, ci sarà qualche ragione a spingerlo a fare un gesto così insolito!
Per spiegare il gesto insolito, diventa necessario
a. presentare il resoconto – peraltro molto complesso, sia perché comporta l’illustrazione dei “predicati finzionali”, sia perché deve affrontare un problema arduo per un conversazionalista che si basa sempre sulle trascrizioni per produrre resoconti tecnici mimetici: la perdita di una trascrizione che lo costringe a praticare anche la rendicontazione diegetica – che illustra il back-ground dell’intervento direttivo scandaloso;
b. infatti, tale intervento, quando si produrrà – nei due resoconti successivi –, sarà finalizzato a scongiurare il “ripetersi” – quasi tale e quale – di un episodio funesto che è stato causa di un periodo straziante sia per la coppia…