Autore: Salvatore Cesario
Recuperiamo lo scheletro di una ricerca pubblicata in Psicologia Dinamica e Conversazionalismo (Cesario e Gradoni, 1998) sviluppata su un resoconto tecnico presentato, all’interno di un’altra ricerca, ne La potenza dell’immagine fascinatrice — appassionante, psicodemonica o simbolica — attraverso il tempo —, quarta parte de La verifica dei risultati in psicoterapia. La passione di Giampaolo Lai (Roma, Borla, 1996). Questa ricerca completa l’analisi semantica di due conversazioni psicoterapeutiche distanziate dall’intervallo di due anni, con l’analisi logica (abduttiva) e con quella grammaticale.
Entrando subito in medias res: Giovanni, un liutaio che non riusciva a comporre, portava, nelle conversazioni, e non solo nelle due prese in esame, quasi ossessivamente — detto più giustamente: in modo incalzante o appassionato — il Leitmotiv dello “spazio bianco”: ad un certo punto, mentre faceva l’amore, ogni desiderio lo abbandonava; lo “spazio bianco” lo invadeva; lui stesso diventava questo “spazio bianco”.
Un’interpretazione era stata: con lo spazio bianco, forse, Giovanni reagiva all’iperscrittura, all’ipercondizionamento subìto nel corso dell’esperienza familiare. Giovanni, essendo stato iperscritto, onde evitare ulteriori iperscritture o anche semplici scritture, al momento opportuno faceva pagina pulita: spazio bianco.
La prima conversazione è all’insegna dell’intenzione di Giovanni di sparare al Conversazionalista. Eccone uno scampolo: