Autore: Salvatore Cesario
Come s’è già accennato più sopra, una collega psicologa ha fatto una lunga osservazione (di un mese e mezzo, due volte la settimana con approccio psicoanalitico), per avere gli elementi su cui discutere in sede di intervisione. Il problema particolare era rappresentato da Andrea (con la relativa madre che sembra aver avuto una psicosi, successivamente una severa nevrosi fobico-ossessiva); ma il problema più generale era quello della cura — che tipo di cura? — per i bambini psicotici, in ogni caso molto gravi.
Si è deciso di fare un sopralluogo (compresenza). La cosa è risultata abbastanza complessa, oltre che molto interessante; quindi si sono fatti due sopralluoghi, invece di uno e a distanza ravvicinata (due in quindici giorni). Diamo qui una sorta di rendicontazione parziale, quella stessa che abbiamo dato in occasione della successiva intervisione (per il resto rimandiamo agli sbobinati integrali). Facciamo presente che il sopralluogo è stato fatto da uno psichiatra (degli adulti!), anche se in compresenza con un gruppo di altri operatori tra cui degli psicologi, e non da un neuropsichiatra infantile o da uno psicologo esperto di psicologia infantile; questo ha avuto una serie di conseguenze delle quali parleremo.
Nel corso del primo incontro Andrea, picchiettando dappertutto, in modo delicato — tanto che nessuno di noi ha avuto paura che rompesse qualcosa — dava l’impressione di volere esplorare il nuovo ambiente. Ad un certo punto il suo picchiettare è diventato una sorta di rumore di fondo, inascoltato e, quindi, disturbante. Quando Pino ha deciso di imitare — rispecchiare — Andrea, quest’ultimo si è ammutolito, si è anche fermato ed ha accennato un sorriso.
L’impressione è stata che ad un tam-tam, finalmente, rispondesse un altro tam-tam. L’impressione, quindi, è stata che, in un territorio desolato, si fosse scoperta l’esistenza di qualcheduno. Chissà di chi, ma di qualcheduno!