Più di un anno fa, con l’aiuto di mio nipote, provetto informatico, ho costruito con le mie fotografie e alcuni piccoli video su Istanbul, uno “video” che ho postato nel mio sito e intitolato “Meduse/Muse”.
Questa volta scriverò qualcosa a proposito di un aspetto soltanto della mia esperienza e relegherò qualche fotografia alle note che il lettore potrà cercarsi o trascurare.
Voglio intrattenermi un po’ su un’ipotesi che m’è sembrata per anni (decenni) valida e che adesso mi appare del tutto infondata. L’ipotesi è questa: il selvaggio (per noi: i turchi, gli indiani, i marocchini, gli abissini e via continuando) non vogliono farsi fotografare perché temono che, fotografandoli, noi rubiamo loro l’anima.
È per questo che, a Gerusalemme, nel lontano ‘78, viste sopraggiungere tre donne vestite di nero e alle braccia dei fagotti bianchi (sviluppata la fotografia, ho scoperto che solo due portavano i fagotti bianchi; una terza, in mezzo, faceva tutt’uno con le altre e si trascinava un ragazzino), mi sono nascosto dietro il muretto dove mi trovavo e ho scattato delle fotografie le braccia alzo zero alla ricerca disperata e speranzosa dell’oggetto… Uno degli scatti è riuscito; e ritrae tre mamme che portano con sé i loro bambi (neonati, fagotti e mocciosi: guardate il monello!). Forse una delle fotografie a cui sono più affezionato.